Abbiamo rivolto al Dott. Federico Romani (Sito, LinkedIn, YouTube) , Esperto Ambientale e già Comandante di Polizia Locale, ora in forze al Settore Protezione Civile della Città di Monsummano Terme, alcune domande sull’esperienza nell’ambito della Protezione Civile ed in particolare su come sta cambiando con le nuove tecnologie.
Dott. Romani, anticipiamo il ringraziamento per la disponibilità, ci racconta la sua carriera ed esperienza?
Il poliziotto locale Federico nasce come figlio d’arte, mio padre ha servito per molti anni in Polizia Municipale, nell’ormai lontano 1996, in un piccolo Paese dell’entroterra toscano dove ho avuto la fortuna di incontrare il mio primo Comandante, Claudio Nardi. Un Mentore ed Uomo con la U maiuscola, che mi ha “iniziato” a questo meraviglioso lavoro: avevo poco più di vent’anni!
L’amore trasfuso, il sentimento del giusto sopra ogni interesse, il privilegio di servire la Repubblica attraverso la mia collettività di concittadini sono i pilastri che hanno permeato e fondato la mia attività. Ho conseguito la Laurea in Scienze Forestali ed Ambientali, una sorta di scandalo per quei tempi in cui il Poliziotto doveva obbligatoriamente essere rinvenuto fra le discipline giuridiche!. Mi sono da subito interessato alle materie di tutela ambientale, diventando sempre più, scusate se pecco di superbia, un punto di riferimento per l’intera collettività della Polizia Locale Italiana. Grazie a questa passione smisurata sono riuscito ad entrare nei ranghi dei Docenti Formatori della Scuola Interregionale di Polizia Locale delle Regioni Emilia Romagna, Liguria e Toscana: il massimo Istituto di formazione per la Polizia Locale di queste tre Regioni dove ho partecipato o realizzato progetti formativi sia a livello Comunitario che sovraregionale. La mia passione per la tecnologie, unita ad una quasi insana voglia di sperimentare nuove soluzioni mi hanno portato a diventare un pilota professionista di UAS (i volgarmente noti droni) e, primo in Toscana e fra i primissimi in Italia, a ottenere l’equiparazione degli aeromobili impiegati a quelli di Stato, integrandone l’operatività nelle azioni di routine della Polizia Locale, dal rilievo dei sinistri stradali, agli accertamenti edilizi ed ambientali, dal controllo del corretto uso del suolo fino alla programmazione mediante la creazione di veri e propri gemelli digitali del terreno per indagini penali, giudiziarie e di Protezione Civile. La mia carriera, dopo oltre 27 anni di uniforme in tutti i ruoli e gradi della Polizia Locale Toscana, dal semplice Agente all’Ufficiale fino al ruolo di Comandante di Struttura, ha recentemente svoltato verso il settore della Protezione Civile dove attualmente ricopro il ruolo di Crisis Manager e Referente di Protezione Civile per la Città di Monsummano Terme. Devo riconoscere che grazie all’esperienza maturata nella gestione delle crisi, pane quotidiano in ambito di Polizia, oltre che ad una buona dose di curiosità e voglia di servire in un modo diverso la propria collettività, ho avuto la fortuna di inserirmi in questo affascinante quanto delicatissimo, seppur spesso sottostimato, settore di servizio: la Protezione Civile.
La mia formazione tecnico-scientifica maturata sia in ambito Universitario che grazie a diversi Master conseguiti durante la mia carriera, ogni singola qualifica o specializzazione acquisita, gridava dentro di me affinché portassi la mia esperienza in questo nuovo settore. È stato quindi, lo ammetto, non senza qualche lacrima di nostalgia per una fedele compagna blu che mi ha accompagnato e reso il professionista e l’uomo che sono oggi, una scelta consapevole che, a mio sommesso parere, dovrebbe essere considerata, in quanto tale come una possibile chiave evolutiva non solo della della propria carriera. Diciamocelo, ogni tanto cambiare fa bene, ma soprattutto in una lettura di servizio alla collettività: aumentare le performance di un settore con le proprie qualità per offrire un servizio sempre più qualificato e specifico, alla propria realtà.
Come si diventa operativo nella Polizia Locale? Lo consiglierebbe a dei giovani? Quali attitudini sono più importanti per un lavoro così delicato e di alta responsabilità?
Non uso mezzi termini, sono fatto così: sì! Per un giovane con una buona formazione scolastica, sia di livello Superiore che universitaria, la Polizia Locale è un ottimo banco di prova per le proprie conoscenze e capacità. Non si tratta di un lavoro: si tratta di un modo di essere, un amore che si prova verso la Repubblica, la Collettività che sei chiamato a servire quotidianamente, il bisognoso del tuo aiuto che, diciamocelo, spesso si ricorderà di te solo nel momento del bisogno ma che sa che su di te potrà sempre contare. Occorre quindi una moralità di ferro (il servizio può terminare, ma l’uniforme non si sveste mai), molta determinazione per raggiungere gli obiettivi ed una buona dose autoironia che aiuta più di quanto non si creda. Grazie, poi, ai percorsi della Scuola Interregionale unitamente alle capacità e/o necessità dei Comandi dove presterà servizio, il giovane Poliziotto Locale si troverà ad improntare la sua carriera verso varie tipologie di attività: è qui che il carattere e la voglia di emergere faranno la differenza.
Le attività della Polizia Locale sono diventate nel tempo sempre più strategiche per la sicurezza dei cittadini. Come è cambiato questo ruolo negli ultimi anni?
La Polizia Locale svolge oggi pari compiti con pari rischi delle altre Forze di Polizia Statali. Mi sorprende che la Politica, sia locale che nazionale, non si renda conto (o non voglia) della fondamentale opera che quotidianamente le donne e gli uomini della Polizia Locale Italiana pongo in essere. Non si tratta più della vecchia figura del Vigile Urbano che in guanti bianchi offriva un punto di riferimento locale alla propria collettività in un onorevole comportamento. Oggi l’operatività della Locale ricomprende Nuclei antidegrado con arresti significativi negli ambiti più disparati dallo spaccio di sostanze stupefacenti, ai reati da codice rosso, dai maltrattamenti in famiglia fino alla salvaguardia ambientale, dalla gestione del territorio ai servizi di assistenza alle vittime di reato finanche ad indagini delicatissime e altissimo valore investigativo. Per non dimenticare, da ultimo, la creazione dei Nuclei e Gruppi volo Aeromobili a Pilotaggio Remoto, di cui sono stato uno dei primi fautori. Relegare la categoria riducendola ad un laconico, quanto denigrante “il Vigile fa le multe” oltre che deprimente rappresenta l’incapacità di una compagine Politica di riconoscere le reali capacità e importanza di questa categoria di Professionisti. Si pensi soltanto alle sale operative aperte H24/365, ai sistemi di videosorveglianza per la tutela dell’incolumità pubblica o ancora alle collaborazioni che le altre Forze di Polizia chiedono quotidianamente per la copertura del territorio. Su questi aspetti, ammetto, c’è ancora troppo poca corretta informazione, soprattutto da parte di una branca di mass media a caccia della classica mela marcia con cui fa di tutta un’erba un sol fascio.
La polizia locale svolge sempre di più un ruolo di assoluto supporto sia nei casi di emergenza ordinaria (incidenti stradali, domestici, ecc.) e affianca i soccorritori in tutte le fasi, basti pensare all’importanza di chiudere in sicurezza una strada mentre opera l’elisoccorso. Queste attività sono riconosciute dai cittadini? E se no, quali sono le azioni che si potrebbero intraprendere?
Il cittadino, nella stragrande maggioranza dei casi, e mi ricollego a quanto appena detto, non è istruito sulle reali attività svolte dalla propria (e non uso questa parola a caso) Polizia Locale. Spesso, anche, azioni e modus operandi di altissimo livello sono sminuiti da un’incapacità degli organi di informazione di evolvere la propria visione delle cose fermando, di fatto, l’evoluzione di una presa di coscienza più evoluta da parte del cittadino. Basti ancora una volta per tutte pensare all’appellativo Vigile Urbano che non esiste più dal lontano 1986. Come giustamente faceva notare nella domanda, il cittadino medio non idea di cosa significhi interagire con un pilota di elisoccorso, predisporre una zona di atterraggio di emergenza e gestirne le attività correlate. Quanto si vede dall’esterno è un agente che dietro una transenna “blocca il traffico facendo perdere tempo” al malcapitato di turno.
La Polizia Locale offre da qualche anno un gradissimo supporto anche a mezzo di tecnologie come i droni nel monitoraggio del territorio, per prevenire ad esempio reati ambientali ma anche e specialmente nella ricerca di persone scomparse. Qual è la sua esperienza in tal senso?
Come docente di Impieghi Tattico Operativi di UAS nelle Attività di polizia Locale, devo ammettere, che ho sviluppato oltre ad un’esperienza unica nel suo genere, anche un alto grado di soddisfazione. Ho avuto modo di addestrare, offrire il proprio supporto, scambiare best practices, con numerosissimi Corpi e Comandi, non solo nell’ambito della Polizia Locale ma anche di altre realtà: mi piace ricorda a tal proposito il sostegno offerto ad giovane Ufficiale della Guardia Costiera per la redazione della propria tesi di laurea in Accademia Navale a Livorno a tema, per l’appunto l’impiego degli UAS nelle loro attività istituzionali. Lo stesso dicasi per esponenti della Polizia Penitenziaria desiderosi di contrastare sempre di più i fenomeni noti alle cronache di illecite introduzioni di cellulari e stupefacenti all’interno delle Carceri italiane mediante l’impiego di droni modificati. L’impiego della sensoristica di cui alcuni di questi velivoli sono dotati è semplicemente eccezionale: vedere dove l’occhio non giunge e soprattutto non può vedere, è un aiuto di fondamentale importanza non solo nella operazioni di Search and Rescue rivolte a soggetti dispersi, ma anche in situazioni particolari utilizzando dispositivi multispettrali capaci di porre in risalto evidenze altrimenti celate. Il passo successivo, che già sta iniziando a prendere piede, sarà legare le capacità operative di questi mezzi con sistemi di computer vision ed uso dell’intelligenza artificiale “addestrando” il sistema a riconoscere o prevedere, situazioni altrimenti di difficile o impossibile lettura.
Come avviene il coordinamento tra diverse realtà della Polizia Locale?
Non avendo un Coordinamento Nazionale, ogni “buona pratica” è trasmessa mediante reti di Colleghi che condividono esperienze e suggerimenti. Offrono ai Colleghi più giovani il loro supporto su casi risolti, affidando la loro esperienza alla Categoria. Naturalmente, va da sè, che questo sistema chiuso non è in grado di esprimere la massima potenzialità della categoria e che, di conseguenza, senza un necessario ed aggiungerei ormai non più rimandabile intervento politico centrale, le cose non potranno migliorare.
Le comunicazioni sono fondamentali. Lei ritiene che ci possano essere in futuro delle attività che si possono svolgere in collaborazione con i cittadini?
Se c’è, fra tutte le forze di Polizia, nessuna esclusa, una che ha nel suo DNA il rapporto con il cittadino, quella è proprio la Polizia Locale. Non ci sono dubbi: i tentativi più o meno riusciti di creare “il Poliziotto o il Carabiniere di quartiere” me lo lasci dire, così come il modello di Polizia di Prossimità, appartengono alla categoria della Polizia Locale da sempre e ne rappresentano il chiaro tentativo Statale di riproporre un modello vincente. Il cittadino non solo è il primo contatto della Polizia Locale, verso il quale svolte in primis, il suo servizio. Ma rappresenta altresì quell’ineludibile anello che incatena l’attività del Poliziotto Locale al suo territorio. Lo scambio di battute al bar del piccolo paese o i sistemi di raccolta informazioni più evolute, sottendono tutti lo stesso fine: il presidio del territorio per la salvaguardia della sicurezza della popolazione amministrata. Chi dice il contrario o non ha presente la realtà dei fatti, o vuole in qualche modo trasfigurato per non so quale fine.
C’è un’esperienza che ha segnato in qualche modo la sua attività lavorativa?
Naturalmente, in 27 anni di “uniforme” se ne vedono davvero tante (forse troppe) per un’unica vita. Ricordo con piacere il biglietto di ringraziamento di un cittadino che al termine del lookdown ha ringraziato per “senza di Voi non sarei mai più tornato ad uscire”, o ancora le lacrime di una mamma che sottrassi alle violenze domestiche unitamente al proprio bambino in un’operazione lampo di messa in sicurezza ed allontanamento dal padre-padrone violento al limite dell’incredibile. Ricordo con affetto tutti i Colleghi che non ci sono più, chi è mancato per cause di servizio e chi il destino ha deciso che, evidentemente, gli aveva concesso troppo da vivere: ogni giorno li porto tutti con me! Per restare su qualcosa di più leggero, almeno per chi legge, da ultimo il lasciare (almeno formalmente) l’uniforme è stato un ricordo (doloroso) che porterò con me fino nella tomba…
Lei è anche formatore. Ci racconta questa attività? Che ruolo svolge la formazione nella corretta attività di gestione di una emergenza?
Formare un nuovo operatore, cambiare il modo di percepire un evento con l’innovazione, portare informazioni e buone pratiche verso i discenti, lo confermerà chiunque abbia mai avuto l’onere e l’onore di esporre la propria esperienza verso gli altri, è una responsabilità ed una gioia immensa. Una soddisfazione difficilmente esprimibile a parole. Penso che in ogni singola occasione di docenza, o come dico io, di scambio di esperienze, quello ad uscirne arricchito sia stato proprio io stesso. È un processo delicatissimo: io lo definisco “la cristalleria” perché un tuo giudizio, un’espressione non corretta, un semplice errore (nessuno è infallibile) determinerà la riuscita di un futuro professionista o il fallimento di un’azione: e questo non me lo posso permettere. È per questo che in ogni singola lezione, incontro, disamina, supporto, dare il massimo non è un semplice modo di dire: DEVI fare la differenza affinché chi operi dopo di te FACCIA LA DIFFERENZA quando sarà chiamato ad operare. È un impegno di una responsabilità indicibile ma che regala altrettante soddisfazioni quando ricevi attestazioni non richieste di ringraziamento o riconoscimenti (come per me è il poter esprimere e far conosce un pezzo della mia vita a questa pubblicazione!). Ho avuto modo di preparare centinaia di Poliziotti Locali, anche in contesti emergenziali. Dovete sapere, apro una piccolissima parentesi, che in ogni gruppo esistono soggetti più qualificati di altri, alcuni reagiscono bene agli stimoli, altri di “ghiacciano” letteralmente, restando impietriti. L’addestramento serve anche a questo: condizionare una risposta operativa corretta educando un istinto che altrimenti ti “direbbe” di fare altro. Mi rendo conto che banalizzo molto con questa affermazione, ma credo che reda abbastanza bene l’idea… non esistono cattivi gruppi, soggetti sbagliati: sta a noi individuare in cosa ciascuno è in grado dare il proprio massimo. Mi piace ricorda una frase dallo splendido film Imitation Game: “A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”. Lo dico sempre ai miei discenti: non dite MAI, non ci riesco o non mi riesce, perché il nostro cervello non ha senso dell’umorismo e registra la cosa come un limite invalicabile. Impariamo piuttosto a dire “non ho ancora trovato la soluzione a…” e vedete che le cose cambieranno
Dottore, oggi il suo percorso l’ha portata ad approdare nel mondo della Protezione Civile. Cosa si aspetta dal futuro in questo settore?
“È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro“, diceva Niels Bohr. Posso dire che mi accingo con gioia e immutata passione a servire la mia collettività al meglio delle mie possibilità. Ho in programma l’acquisizione di ulteriori titoli che mi permetteranno di svolgere al meglio il mio nuovo lavoro e sicuramente metterò la mia esperienza a servizio di Colleghi e Cittadini. Ho intenzione di sviluppare un nuovo approccio comunicativo che spero mi permetta di diffondere lo spirito di collaborazione anche con i cittadini e le varie Associazioni di Volontariato, comparto fondamentale nell’organigramma locale della Protezione Civile. Spero di poter apportare anche un nuovo asset tecnologico al sistema così da riuscire, magari, a produrre buone pratiche da diffondere e scambiare con i miei “nuovi” Colleghi.
Grazie della sua testimonianza.
Materiali ed informazioni sull’attività e l’esperienza del Dott. Federico Romani sono disponibili su:
Biografia Dott. Federico Romani
Dottore in Scienze Forestali ed Ambientali, ha conseguito i Master in Gestione e Management della Polizia Locale, Esperto Ambientale, grafologia forense, diritto ambientale e circular economy. Come Esperto Ambientale è specializzato nelle aree di Diritto ambientale, Educazione ambientale ed Informazione ambientale. Ha ideato, coordinato ed addestrato svariati Nuclei Speciali (Polizie Giudiziaria, Polizia Ambientale, Polizia di Prossimità, Gruppi e Reparti Volo APR) afferenti alle Polizie Locali italiane. Ho creato e diretto il primo Gruppo Volo Aeromobili a Pilotaggio Remoto ad essere equiparato ai velivoli di Stato del territorio toscano. Già Comandante di Polizia Locale in vari Comuni, in qualità di project manager, si occupa di innovazione tecnologica. Pilota UAS abilitato in scenari IT-STS, Pilota di APR equiparati ad Aeromobili di Stato è altresì Docente per la Scuola Interregionale di Polizia Locale delle Regioni Emilia Romagna, Liguria e Toscana in materie di diritto ambientale ed impieghi tattico-operativi degli A.P.R. per le Polizie Locali e gli Enti della Pubblica Amministrazione. Autore e convegnista, oggi svolge la sua opera presso l’Ufficio Ambiente e Protezione Civile della Città di Monsummano Terme, dove impiega le sue conoscenze tecnico-giuridico-scientifiche per fornire aiuto e servizi innovativi.
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